IL Museo

Il museo di Fontanellato deve essere visitato con uno spirito diverso da quello con il quale di solito il visitatore si inoltra negli ambienti asettici e vetrificati di simili luoghi.

Non si devono cercare i capolavori, i pezzi unici e rari  che pure non mancano , ma si deve cogliere l'atmosfera superstite di una abitazione nobiliare che si è conservata intatta nel tempo, di ambienti vissuti, fino alla fine della seconda guerra mondiale, dalla famiglia Sanvitale, la cui presenza è tangibile in ogni suppellettile, in ogni oggetto, nel loro stesso logorio che del tempo, ma anche di un uso protrattosi a lungo, con amore.

In molte sale, rispetto ad un museo appunto ordinato, didattico, qui si ha il senso di una certa connesione, di una sovrabbondanza, un affollamento di presenze che testimoniano una quotidianità sospesa, interrotta come all'improvviso.

Il visitatore ha il senso di penetrare nel privato, nell' intimità di una famiglia nobile, come per un privilegio speciale.

Sembra di poter incontrare i conti, i loro familiari, da un momento all'altro, o che essi ci precedano, con discrezione, da una stanza all' altra lasciando in sospeso faccende, deponendo oggetti, accostati provvisoriamente in modi casuali.

Dovunque sparsi, con geniale trascuratezza, i segnali di intelligenze curiose, pronte come furono appunto i Sanvitale a indagare i segreti dei metalli, a carpire i congegni delle macchine, con tenaci passioni per le novità scientifiche e culturali.

Si scopre così che i rari dagherrotipi, le vecchie fotografie, sono stati realizzati dai conti Sanvitale, pionieri, tra l'altro, anche dell'uso di queste tecniche.

Ci sono gli stemmi gentilizi, i legami di parentela e di sudditanza, ma essi hanno, lo si capisce subito, una funzione di rinverdire un passato glorioso, non vogliono ostentare grandezza od orgoglio, perché gli oggetti così vivi nella loro presenza funzionale ricordano che la vita continua e che essa va vissuta giorno dopo giorno.

Così pezzi rari, che farebbero l'orgoglio di qualsiasi museo, si trovano confusi con cose di poco valore, in una sedimentazione che ha mantenuto la confusione del vivere.

Questo è il fascino più sottile e segreto della visita alla Rocca di Fontanellato, in un certo senso singolare. All' interno si recupera la dimensione del palazzo.

Ci si dimentica di inoltrarsi in un antico castello, anche se nella distribuzione degli ambienti, si avverte che essi sono stati riscritti e ridefiniti, sia architettonicamente che nell'uso più volte, per adattarsi alle esigenze della famiglia, ai mutamenti del gusto e di funzioni.

Possiamo cercare di individuare gli oggetti più preziosi, collocare storicamente e criticamente quadri, mobili e le altre mille memorie che si trovano sparse nelle sale, ma ricordiamoci sempre che non ci troviamo di fronte ad una illustrazione, modificata e parziale, di un testo di storia dell'arte.

E' un invito al visitatore a cogliere l'atmosfera particolare di questo luogo che non va giudicato solo con gli occhi freddi ed attenti della cultura, ma anche con la partecipazione emotiva ad un passato che sembra essersi miracolosamente bloccato, sembra sospeso, ma è, nel contempo, tangibile come, esperienza esistenziale e recupero personale, proprio nel serpentiforme percorso dell'itinerario guidato.
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