La sala è coperta da una volta a vela, affrescata con 10 stemma dei Borbone di Francia, la Temperanza con specchio, la Fama e lo stemma dei Sanvitale inquadrato con quello dei Lupi di Soragna e dei Gonzaga, per cui si è persino ipotizzato che il committente possa essere lo stesso Galeazzo Sanvitale (1496-1550) che aveva voluto gli affreschi del Parmigianino. Galeazzo era sposato con Paola Gonzaga di Sabbioneta, aveva avuto legami con Galeotto Lupi, suo cognato e tutore, e parteggiato sempre per il re di Francia.
Una scritta latina, come nella sala del Parmigianino, chiude la decorazione ad affresco che si sviluppa in 22 lunette con figure della mitologia classica, che invoca il favore degli dei dell'Olimpo sulla casa Sanvitale con evidente allusione alla protezione del re di Francia.
Tra le immagini dipinte nelle lunette sono riconoscibili Mercurio con la fiaccola e l'elmo alato; Venere seminuda con amore bendato, Marte Bacco Nettuno Diana, Cerere con le spighe, Vulcano con l'incudine e il martello, Giunone, Giove Europa con il toro, Minerva, Apollo con la cetra, le quattro stagioni e altre figure: una Baccante, una Ninfa con tritone, una fanciulla con fiaccola, un re con lo scettro e una figura femminile con maschera teatrale.
Ad una corretta lettura dell'affresco si oppone la pesante ridipintura operata, nel 1861, da Giovanni Gaibazzi e Giuseppe Bossi.
Sembra comunque di dover scartare la tradizionale ipotesi che vorrebbe Bernardino Campi (Cremona 1522- Reggio Emilia 1591) quale autore degli affreschi che andrebbero invece attribuiti ad un maestro di formazione emiliana del tardo cinquecento, che riprende una iconografia tipica di certe gallerie signorili, quale quella realizzata nel palazzo ducale di Mantova nella Sala degli Specchi, là ovviamente con ben maggiore complessità ed articolazioni pittoriche e monumentali.
Il camino porta nell'architrave lo stemma dei Sanvitale e dei Somalia, conti di Oria, per cui ricorda il matrimonio tra Luigi Sanvitale e Corona Somaglia Stopazzola avvenuto verso la fine del XVI secolo, data intorno alla quale si può anche supporre che sia stata ristrutturata e decorata la sala.
Lungo la parete e sui tavoli vi è una bella raccolta di armi: daghe, spade, lance, alabarde, mazze, pugnali, misericordie, balestre, archibugi, pistole, bandiere e scudi, dei secoli XVII-XIX.
Importanti le due cassapanche tardocinquecentesche, una con zampe di leone e stemma Sanvitale, l'altra con mascheroni laterali. Gli armadi ed i mobili sono della seconda metà del XVII secolo di scuola parmigiana.
Curiosa la serie di bastoni da passeggio. Un pezzo raro è rappresentato dal forziere della fine del XVI secolo o inizio XVII, il cui complesso meccanismo di chiusura è ancora perfettamente funzionante e che, per gli oggetti più preziosi, offriva una ulteriore garanzia in una specie di doppio fondo nel quale potevano essere celati.
Belli anche i cofanetti in legno, databili alla fine del XVI secolo.