Presentazione

Il termine "corte" evoca facilmente immagini di castelli e di ambienti sfarzosi nei quali si muovono dame e cavalieri; è un'immagine di potere e di mecenatismo artistico che, nella pianura della provincia di Parma, si è concretizzata nelle numerose residenze nobiliari ricavate da antichi manieri e dette appunto "corti padane".

Ma nella bassa emiliana la parola "corte" si riferisce anche allo spazio interno alla casa colonica della grande pianura, l'aia, e, per estensione,la tenuta agricola nel suo complesso.

Forse proprio in questa voluta ambiguità semantica sta la forza di Fontanellato e del suo ambiente, corte nobiliare per la sua tradizione storico artistica e corte di campagna per il suo ambiente agricolo che porta i segni della plurisecolare opera del' uomo e del suo rapporto con la terra e con le acque.

Con le acque soprattutto, se si pensa al rilievo che il problema dell'acqua, della sua canalizzazione e della sua gestione ha avuto sempre per Fontanellato e il suo feudo. Lo testimoniano una ricca documentazione e alcune mappe del XVII secolo conservate nell'Archivio storico comunale dedicate alla descrizione del corso dei canali delle fosse e delle fossette, come si innervano tutto il territorio a partire dalla fossa della Rocca e dalla "fossa circondaria" (il fossato che sino a metà. del 1800 circondava tutto il centro storico).

L'amministrazione comunale ha colto l'occasione del50° anniversario dell'acquisizione della Rocca a patrimonio pubblico per pubblicare, in forma totalmente rinnovata e con consistenti innovazioni, la guida al patrimonio culturale e ambientale locale che già nel 1988 aveva ricevuto apprezzamenti per la sua completezza e originalità nell'impostazione.

In questa piccola ma preziosa opera si vede rispecchiato lo "spirito dei luogo", metaforicamente il suo essere "corte" negli spazi aulici dipinti dal Parmigianino e nel suo paesaggio aperto di pianura irrigua.

Grazie quindi agli autori e a tutti coloro che hanno reso possibile questo risultato che ora è nelle nostre mani con l'auspicio che la convinzione dell'importanza del rapporto tra l'ambiente e il suo patrimonio continui a costituire lo stimolo per l'impegno di amministratori e cittadini.
 
 L'Amministrazione Comunale Aprile, 1998L'ambiente e il paese

Fontanellato e l'ambiente padano

Fontanellato è posto nella pianura padana, a 100 km da Milano e a 100 km da Bologna, tra i fiumi Taro e Stirone.

Si trova a nord della via Emilia, la grande arteria di impianto romano che attraversa la regione Emilia-Romagna, dalla quale dista solo 5 km.

Gli abitanti si denominano fontanellatesi.
 

La flora e la fauna di Fontanellato sono quelle tipiche della media pianura padana, con presenza della pioppicoltura e delle modificazioni apportate dalle trasformazioni, soprattutto recenti, delle colture agricole estensive.

Anche le antiche siepi divisorie di poderi e i filari di gelsi, in gran parte, sono scomparsi, mutando così profondamente il paesaggio della tradizionale pianura.

Caratteristici habitat di particolari specie vegetali rimangono però ancora presso le resorgive.
 

Il termine lombardo per indicare le risultive o i fontanili, è usato anche nel parmense. Indica quelle sorgenti naturali tipiche delle zone tra l'alta e la bassa pianura padana, che hanno dato luogo a toponimi quali appunto quello di Fontanellato e forse anche quello del vicino Fontevivo.

La distinzione tra l'alta pianura, detta anche "asciutta", e la bassa, detta "irrigua", è segnata, nella provincia di Parma, dalla via Emilia. E' lungo questa strada che troviamo i fontanili, che sono alimentati dalle acque che corrono sotterranee ai detriti alluvionali dei terrazzi fluviali che scendono lentamente dalle colline verso la bassa pianura, dove gli strati impermeabili d'argilla, che costituiscono il terreno, le costringono a salire in superficie.

Queste acque scorrono come falda artesiana notevolmente profonda, sotto un tetto impermeabile d'argilla, per cui quando affiorano sono non solo limpidissime, ma hanno una temperatura costante per tutto l'anno che si aggira sui 10-12 gradi centigradi.

Questa caratteristica permette l'instaurarsi di particolari condizioni climatiche (microclimi) che favoriscono lo sviluppo di una fauna ed una flora particolari.

Talora la ricchezza d'acqua è tale che fa sì che resorgive diventino sorgenti di veri e propri corsi d'acqua, come il Rio della Fontana di Marore e il Lorno.

Dalla resorgiva detta "Fontana Serena", affiorante a sud di Fontanellato, sino a qualche decennio fa, attingeva la sua acqua il fosso della Rocca. L'acqua defluiva quindi verso nord mantenendo limpide le acque per cui nel XVII secolo troviamo le grida dei Sanvitale che regolamentano la pesca dei gamberetti nel fossato dando luogo al canale Ramazzoncello.

Il fossato veniva così a trovarsi come dimostra una mappa del XVIII secolo al centro di un sistema di canali che rendevano fertile e salubre il territorio circostante e alimentavano numerosi mulini che su di essi sorgevano.

Le  antiche origini

Il territorio di Fontanellato fu abitato in epoca preistorica, come ha dimostrato l'ampio insediamento terramaricolo ritrovato nella tenuta del Castellazzo e scavato, dal 1888 al 1895, da Luigi Pigorini, fontanellatese illustre e padre degli studi preistorici italiani.

La "terra mara" o "terra marna" era un termine usato dai contadini per indicare zone di terreno più elevate, dal caratteristico colore nerastro, sopraelevate, rispetto al piano circostante, di circa due o tre metri.

In antico questo terreno era usato come fertilizzante dei campi.

La stessa sorte toccò al giacimento del Castellazzo, prima degli scavi del Pigorini, che, come in altri casi precedenti, dimostrò che quello che si considerava un fenomeno curioso ed incomprensibile, era motivato dai resti di più insediamenti dell'età del bronzo (2000-700 a. C.), fondati in origine su palafitte e circondati da un vallo abbastanza regolare, cioè da una specie di argine costituito da gabbioni sovrapposti a difesa del centro dove erano le abitazioni.

A questo proposito va ricordato che il Parmense è la zona emiliana più ricca di insediamenti terramaricoli.

Il fatto che i villaggi del Castellazzo fossero costituiti da palafitte dimostra che il luogo era soggetto a inondazioni frequenti ed incontrollate, se non era addirittura paludoso.

Erano abitati da popolazioni indigene dedite alla caccia allora, come dimostrano i reperti ritrovati, era possibile catturare anche qui orsi, cervi e cinghiali, a forme rudimentali di agricoltura, all'allevamento di bestiame.

Dal Castellazzo uscirono anche resti di suppellettili, ora esposte, in parte, presso il Museo Archeologico di Parma.

Certamente abitato in epoca romana, il territorio, con la decadenza dell'impero e le invasioni barbariche, fu abbandonato e rinselvatichì.

Una antica tradizione non documentata vuole che Fontanellato sia stato fondato da una famiglia di origine longobarda, che nel X secolo, dominando il luogo, elevò il primo castello in una zona ricca di resorgive.

Dalla ricchezza d'acqua il luogo fu appunto chiamato Fontana Lata, cioè fontana larga, estesa.

Più probabilmente una prima torre di fortificazione si inserì in un sistema più complesso di difesa, un vero e proprio castrum con i Pallavicino, che ebbero il territorio nel 1124, in seguito ad una permuta effettuata con Folco e Ugo d'Este, come punto avanzato verso Parma, posto a custodia del territorio della famiglia che allora aveva in Soragna il centro principale.

Data la posizione tuttavia più che di un vero e proprio centro abitato doveva trattarsi di una costruzione a scopo esclusivamente militare, come dimostra anche il fatto che essa si trovò a lungo al centro di conflitti dei feudatari tra loro e contro il comune di Parma, desideroso di espandere la propria autorità ai confini naturali del Po e dell'Appennino.

Per breve tempo fu anche del comune di Piacenza, al quale lo avevano ceduto i Pallavicino nel 1145. In seguito passò alla famiglia Terzi e, certamente poco prima «del 1386, ai Sanvitale, casata della quale subì le sorti. Sotto i Sanvitale dal primitivo castello incominciò quel processo di creazione di un centro urbano vero e proprio che ha determinato la nascita del paese di Fontanellato.

Il paese

"Con un giro non del tutto eguale una fossa colma d'acqua sorgente circonda in poca distanza,e pel tratto d'un buon miglio il contorno di questo luogo, la sua giurisdizione ci dilata venti miglia di paese fertile per natura, ameno pel sito, e dilettevole per le cacce.

Il distretto della medesima contiene otto mulini... due osterie, altrettanti torchi da olio, cinque cascine copiose in tutto di quattrocento vacche, e sessanta tenute, molte delle quali sono ben vaste." Così Carlo Giuseppe Fontana, nel 1696, descriveva il feudo di Fontanellato.

La cinta di difesa era ottenuta con un alto e spesso terrapieno, che era interrotto da due aperture, una, costituita dall'attuale torrione e l'altra da un, sistema probabilmente semplicemente a porta.

Le più antiche denominazioni si leggono in una annotazione degli inizi del XXIX secolo. "Due porte ha il paese una a levante, l'altra a settentrione: la prima (il torrione) chiamasi di S.Rocco e volgarmente Porta di sopra, la seconda di S.Maria e trivialmente Porta di sotto", la prima conduce alla strada per Parma, l'altra verso Soragna. Ancora si legge: "Le case abitabili del paese sono 114, compresovi la Rocca, che forma un articolo di casa, la fabbrica dei tessuti per quel che riguarda l'abitazione del direttore e del portinaio, i due locali di S. Napoleone o S. Stefano, e una porta del paese in ragione dell'abitato del portinaio (ancora una volta si tratta del torrione attuale)".
 

Di questi edifici oltre alla Rocca, 26 abitazioni appartenevano ai Sanvitale: dato significativo che indica il profondo legame, evidente ancora oggi, tra gli antichi signori ed il luogo.

Segno anche che l'ampliamento intorno alla rocca del castello fu voluto dai feudatari.

Nonostante gli interventi di ristrutturazione successiva specie sotto l'aspetto della modificazione della decorazione delle facciate la forma urbis del paese ha indubbiamente un carattere conservativo, e documenta gli ampliamenti che il centro dovette subire nel XV secolo specialmente, in concomitanza con le ristrutturazioni della Rocca.

Del resto fu sempre cura dei Sanvitale conservare la tipologia urbana esistente, come dimostra una grida del 12 marzo 1606 del conte Alfonso Sanvitale. Della fine del secolo XVII e dell'inizio del XVIII è la pianta di Fontanellato inserita nella raccolta di disegni nota sotto il nome di Alessandro Spaccio (più che un disegnatore, un collezionista di rilievi planimetrici), conservata nella biblioteca Palatina di Parma (ms. parmense 3711), che mostra l'insediamento urbano svilupparsi a quadrato intorno al perimetro della Rocca.

Il castello infatti è il vero centro motore dell'urbanistica di Fontanellato, posto com'è nella posizione più elevata, con la corona di portici e di edifici che delimitano l'ampia piazza irregolare.

Certamente lo sviluppo urbano deve essere stato lento nel medioevo, come dimostra il fatto che solo intorno al 1437 si avverti la necessità di costruire una chiesa per la popolazione residente, che fino ad allora doveva avere utilizzato la cappella del castello, e che solo agli inizi del XVI si riuscì a trasformare Santa Croce in parrocchia, rendendola autonoma da Ghiare, se non da Priorato.

Un'altra testimonianza: la posizione di Santa Croce e la notizia che ancora nella seconda metà del cinquecento nel luogo dove è l'oratorio dell'Assunta esisteva un corso d'acqua scoperto con un ponte che portava alla Gazzera, con un cavo che risulta ancora parzialmente scoperto nelle piante della fine del XVIII secolo.

Questi dati fanno pensare ai relitti di una cinta muraria più antica molto ristretta, a ridosso quasi del castello, solo successivamente ampliata fino a raggiungere le dimensioni che il paese ha conservato fino al 1849, allorché iniziò l'abbattimento del terrapieno di difesa.

A metà del XVI secolo sappiamo che le difese di Fontanellato furono fatte abbattere.

Anche allora doveva trattarsi di un solido argine che insisteva sul perimetro che delimitò la ricostruzione successiva come dimostrano le forme attardate, ritardatarie quindi militarmente superate alla fine del cinquecento dei bastioni.

Oltre che sulla piazza gli edifici insistevano sulle strade che dalla piazza si irradiano.

Così diffuso era, come oggi, l'uso del porticato.

Due piazze si aprivano verso sud.

Uno di questi spazi era la Gazzera attuale piazza Pincolini che si apriva su orti e serviva per il mercato del bestiame e l'altra, l'attuale piazza Verdi, chiusa da un lungo edificio di proprietà dei Sanvitale.

Tra le case e il baluardo erano spazi verdi adibiti a "orti", cioè coltivazioni. Sulla piazza della Rocca era l'osteria (all'incrocio tra via Marconi e piazza Matteotti, sulla destra guardando il castello).

Di fronte era una grande vasca che serviva anche da pubblico lavatoio (dov'è la fontanella oggi).

Sull'altro lato le scuderie dei Sanvitale e, dal 1681, il teatro.

Adiacente al teatro il "conservatorio di educazione per le femmine detto delle figlie della Carità", quindi edifici dei Sanvitale.

Sulla stessa piazza, ora Garibaldi, era il palazzo pretorio.

Sul lato della piazza oggi intestata a Pigorini, affiancata dal canale scoperto di deflusso delle acque dal fossato della Rocca, era alla fine del XVIII sec. la "fabbrica dei tessuti di varie sorti", creata dai Sanvitale.

Lo sviluppo urbano, abbattuta la cortina di difesa, ti ebbe verso sud, divenendo polo di attrazione le vie di scorrimento (gli attuali viale Vittorio Veneto e viale Vaccari).

La creazione di piazza Vittorio Veneto dov'è il monumento ai caduti, la costruzione delle scuole e di altri edifici rilevanti, hanno accentuato lo sviluppo di questa area.