Jacopo Sanvitale una vita da romanzo

La famiglia Sanvitale accompagna da sempre la storia della Rocca e di Fontanellato.

Per ogni suo membro si intrecciano vicende liete e tristi ma sempre legate alla visibilità pubblica del molo che ha sempre ricoperto.

Tra le molte vi narriamo brevemente quella di Jacopo Sanvitale del ramo di Fontanellato/Parma perché la consideriamo specchio della vivacità culturale e della ricerca di nuovo che ha sempre caratterizzato la famiglia e perché a questo personaggio sono dedicate le scuole elementari di Fontanellato.

Jacopo (1785 - 1867) vive il periodo napoleonico da giovane oppositore.

'lo mi caccio le man nella parrucca...

perché l'astro del dì moglie si becca.

Ecco già l'ugne in sen d'Italia ei ficca

E le trae sanguinose e il sangue lecca

Lui che far la potea libera e ricca."

Con questi versi (qui riportati in parte) di un sonetto improvvisato in occasione della nascita del Re di Roma figlio di Napoleone, Jacopo Sanvitale "si becca" 14 mesi di carcere al forte delle Fenestrelle nel 812.

Un mese per ogni verso ricorderà lui stesso.

Da lì fugge travestito da donna riparando a Milano.

Rientrato a Parma viene arrestato nuovamente nel 1822 e nel 1823' 'tutti gli uffici da lui occupati sono dichiarati vacanti" mentre Maria Luigia, ex moglie di Napoleone, guida il Ducato. Partecipa ai moti del 183 I e, per un certo periodo, il castello di Fontanellato viene considerato centro di cospirazione carbonara.

Infatti a polizia informa "delle conventicole in casa del Sig. Conte Jacopo Sanvitale in Fontanellato" e dà di Lui una definizione che non lascia dubbi "uomo di vaste cognizioni e d'illibato carattere, pericolosissimo".

Per uno strano gioco del destino diviene parente di Maria Luigia poiché il cugino Luigi sposa Albertina figlia della Duchessa.

Le sue peripezie continuano con l'esilio in Corsica e in Francia sino alla morte della Duchessa. Nel 1848 mentre si trova a Genova e lavora per i Savoia, perde la moglie e la figlia Clementina rifugiate a Marsiglia. La sua numerosa famiglia, ebbe sei figli, è partecipe delle sue disavventure ed egli ricambia con composizioni poetiche che ricordano i momenti più tristi.

Tornato a Parma, dove negli anni giovanili dal 1817 al 1823 aveva insegnato al 'Università, nel 1859 rappresenta Fontanellato all'assemblea costituente parmense e con Giuseppe Verdi è incaricato di consegnare l'atto di annessione delle provincie parmensi al Piemonte per la futura unità d'Italia.

Fu sposo di Giuseppina Folcheri, donna colta e geniale pittrice e morì nella sua Rocca nel 1867 ospite, negli ultimi anni della sua vita, del cugino Luigi.

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